Accogliere lo straniero [1]

Maria Giovanna Titone, Chambéry
Accogliere lo stranieroCoordinare la gestione di un dormitorio parrocchiale comporta toccare con mano tante storie. Le mie precedenti esperienze di volontariato...

con le persone senza fissa dimora probabilmente si erano focalizzate più sul trovare “strategie” per avvicinarli e su quel poco che potevo dare loro: qualcosa da mangiare, da bere e qualche stentata parola di conforto e di incoraggiamento, insieme a informazioni utili o presunte tali. La gestione di una struttura di bassa soglia, invece, pone ben altre sfide. Si tratta di mettere da parte anche le proprie migliori intenzioni per fare spazio alle vite di coloro che ospitiamo e rimanere annunciatori della speranza cristiana pur nell’impotenza a cui tante volte siamo esposti.
Il nostro dormitorio «Buon Samaritano», che si trova nella parrocchia di San Rocco a Ravenna, affronta la sfida quotidiana di relazionarsi con la rassegnazione e la perdita di senso. Colpisce molto la richiesta continua di accoglienza da parte di giovani immigrati, che si trovano nel limbo dell’attesa dei documenti e dell’inserimento nei Centri di accoglienza straordinari sempre più affollati. Ravenna non è nella rotta dei flussi di migrazione ma si è sparsa la voce che la Questura faccia presto con i documenti (informazione inesatta) e molti seguono questa via per arrivare prima all’obiettivo di essere regolari in Italia, ma si trovano ad affrontare lunghe attese (dai due agli otto mesi in media) senza lavoro, alloggio e soldi, in altre parole per strada. Altrettanto numerosa è la richiesta da parte di persone che soffrono di disturbi mentali e dipendenze che non trovano un’adeguata rete di tutela familiare né sanitaria, e finiscono così a entrare e uscire da dormitori come il nostro. La struttura, che nell’era covid ospita fino a quindici uomini e tre donne, si trova così ad affrontare sfide molto più grandi di sé. Continua... [2]

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