San Francesco di Sales

suor Carla Carena, Istituto
San Francesco di SalesTra le nostre feste carismatiche lo sguardo si posa anche su una figura lontana e discreta, ma familiare. Un grande Santo, eppure “piccolo”, di nome Francesco di Sales.

Chissà quante volte noi giuseppine, senza nominarlo, lo richiamiamo alla vita. Infatti, spesso, fa parte dei nostri discorsi carismatici e, senza saperlo, gli diamo volto, respiro, voce. Come da una miniera, così il nostro fondatore padre Médaille, ha attinto parole preziose da questo Santo per poterci dire cosa è la santità per noi e per tutto il caro prossimo.
Le nostre strade, anche fisiche. si sono intrecciate, nel corso della storia, in un caldo abbraccio nei luoghi dove hanno camminato i nostri primi passi e il Vescovo di Ginevra. Affacciato sul ridente e assolato lago di Annecy ritroviamo il luogo dove, ha preso vita la fondazione delle suore della Visitazione. Volute proprio da questo Amico che, per poco tempo, ha potuto lasciare le sue suore in una vita consacrata attiva. Dopo la loro dipartita in clausura, la casa è passata nelle nostre mani diventando la casa Madre delle Suore giuseppine di Annecy. Ho avuto la fortuna di visitare la “Casa della Galleria” diverse volte. Lì ho respirato il profumo loro vita, attraverso le pietre che ancora oggi trasudano di spiritualità salesiana e giuseppina insieme. Il ricordo è un memoriale attuale del nostro essere nel mondo con un fine ben preciso: la comunione tra noi con Dio e con ogni prossimo.
Per non violare tale angolo “sacro”, sono passata nelle diverse stanze, desiderosa di cogliere qualche boccone di vita giuseppina. E, in punta di piedi, aprire la finestra e guardare, con discrezione, il “cortile dei colloqui” in cui Francesco incontrava le sue visitandine. Con gli occhi ho cercato di strappare un brandello di pensiero detto alle suore… Era il luogo intimo in cui istruire circa la vita religiosa e, in modo particolare, la vita devota. Nel silenzio poi, ho sceso quei gradini millenari e usurati dal tempo che portano alla minuscola Cappella. I cui vetri, se fossero ancora oscurati dai grembiuli neri, come nel giorno della loro Professione, farebbero scorgere i volti di Francesca di Chantal e delle altre prime suore. “Strumenti” in mano della Provvidenza, plasmate dallo sguardo benedicente del Vescovo di Ginevra.
Uomo di fiducia in Dio, radicato in lui e, quindi, un ottimista, pieno di umiltà e pazienza. In ogni circostanza ha saputo guidare la persona a diventare “amica di Dio”. Di questo stile il suo scritto “Filotea”. Ascoltiamolo: “Dio non ti ha messo al mondo perché aveva bisogno di te, lo ha fatto per dimostrare in te la sua bontà… L’umiltà vera non finge, non abbassiamo gli occhi senza umiliare il cuore, non facciamo finta di essere ultimi se non intendiamo esserlo per davvero… L’umile trova tutto il coraggio nella sua incapacità, tutta la sua fiducia è riposta in Dio che si compiace di manifestare la sua potenza nella nostra debolezza… Se ti è possibile non inquietarti affatto, non aprire la porta del cuore all’ira… Sopporta con mitezza le piccole offese, conquisterai totalmente il Signore e lo farai tuo… Pratica quelle piccole e umili virtù che crescono come fiori ai piedi della croce… Fa dunque tutto in nome di Dio e tutto sarà fatto bene… Non desiderare le cose molto lontane nel tempo perché ciò stanca, impoverisce inutilmente i cuori e li mette in una continua agitazione…”.
Parole nostre che scavalcano i tempi e ci rendono attuali e credibili oggi!

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